ANTONIO CECCHI ESPLORATORE.
Pesaro 1849 - Lafolè 1896 Molte volte egli doveva aver interrogato dalla coperta della sua nave la sfinge africana, per lui ancora muta, dando l’esca all’occulto desiderio interiore di imprese non ordinarie A. Ribera,1940. Nell’impossibilità di ripercorrere le innumerevoli tappe, le difficoltà, gli incontri, gli scontri e tutto quanto il nostro ha affrontato nel suo viaggio esplorativo, si accenna qui a qualche fatto saliente, lasciando il compito del racconto dettagliato alla corposa bibliografia in materia. Antonio Cecchi nasce a Pesaro il 28 gennaio 1849, da Agostino e Luisa Spinaci, secondo di undici figli. Nella città natale trascorre gli anni dell’adolescenza e compie i primi studi che poi proseguirà a Trieste e a Venezia dove, nel 1874, consegue il diploma di capitano di lungo corso all’Istituto Nautico Mercantile. Il giovane Cecchi naviga dapprima per il Mediterraneo, poi ottiene il comando in seconda sulla goletta Proteo che, nel golfo di Aden, esercitava la pesca e il servizio di trasporto merci verso Zeila. Durante uno dei suoi ritorni a Pesaro conosce e sposa Isotta Guidomei, dalla quale ha tre figli: Olema, Gino e Maria Luisa. Fondamentali incontri della sua vita sono stati quelli con gli esploratori Orazio Antinori, Giovanni Chiarini e Sebastiano Martini Bernardi che lo invita ad aggregarsi alla “seconda spedizione” nell’Africa equatoriale. Il 16 marzo 1877 Martini e Cecchi si imbarcano a Livorno verso terre inesplorate col compito di svolgere osservazioni topografiche, astronomiche, metereologiche e antropologiche. Era iniziato il “grande viaggio”. A settembre i due si ricongiungono con Antinori e Chiarini, a Farè. Per attraversare quelle terre ignote bisognava essere protetti dai regnanti, ma questi erano in lotta fra loro e diffidenti verso probabili spie bianche. E quella “seconda spedizione”, affidata poi alla direzione di Cecchi in un contesto politico così complicato, non fu preparata a dovere: a Cialla (Etiopia) nel 1879 Cecchi e Chiarini cadono prigionieri della regina Ghenné. Chiarini torna nello Scioa a chiedere soccorso e morirà al ritorno a Cialla, tra le braccia dell’amico Antonio, forse per avvelenamento, mentre Cecchi rimane ostaggio a Ghera fino alla liberazione, avvenuta nell’agosto del 1880, grazie anche all’intervento dell’esploratore Gustavo Bianchi. Cecchi torna in Italia e sbarca a Brindisi il 20 gennaio 1882, accolto come un eroe da popolo e autorità. A Pesaro si immerge per due anni nella scrittura delle sue memorie confluite in un’opera edita dalla Società Geografica Italiana; i tre lussuosi volumi sono corredati da numerose illustrazioni e da tre carte geografiche: Da Zeila alle frontiere del Kaffa, 1885-1887. Dopo essersi dedicato all’attività politico-diplomatica nel ruolo di console in Aden poi a Zanzibar, nel 1896 organizza una spedizione esplorativa-diplomatica lungo il fiume Webi Scebeli; la notte del 25 venne assalito da un gruppo di somali presso Lafolè e ucciso assieme ai componenti della carovana. Le spoglie furono trasportate a Pesaro nel 1898 e deposte al cimitero centrale. La sezione sul “capitano” racconta avvenimenti che coinvolgono la città di Pesaro. Sono in mostra testimonianze del trionfale rientro in Italia del 1882, dallo sbarco a Brindisi fino alla calorosa accoglienza del suo arrivo a Pesaro; e ancora, le onoranze degli anni del 1910, 1935 e del 1949 per il centenario della nascita.
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