Le visite pastorali come strumento di conoscenza e cura del territorio
Istituto di antica fondazione, spesso disatteso dal clero ordinario fino al XIV secolo, nel 1563, all’interno delle sessioni conciliari tridentine, viene codificato l’obbligo per il vescovo di visitare parrocchie e strutture della sua area di pertinenza. Il pastore diocesano diventa “visitatore” del territorio, al fine di conoscerne la situazione religiosa, morale, culturale, ponendosi in rapporto diretto con la popolazione che si riconosce nelle chiese locali.
Seguendo le indicazioni del cardinal Borromeo nel concilio provinciale milanese del 1565, è possibile desumere la struttura della visita che deve essere compiuta in maniera ordinata, dalla città alla campagna, dalla cattedrale alle parrocchiali e pievi forensi, confraternite, luoghi pii, monti di pietà, cimiteri.
Nell’orizzonte complessivo della visita i temi principali sono due: da una parte la conoscenza materiale delle parrocchie nelle sue strutture fisiche, nella quale l’oggetto dell’indagine è focalizzato sullo stato della chiesa e l’inventario dei suoi beni, dall’altra la cura delle anime della popolazione diocesana nell’accertamento della condotta morale di chierici e laici e diffusione della corretta disciplina dottrinale priva di eresie.
Al di là dell’interesse precipuo nel contesto religioso e devozionale, l’estesa mole di dati raccolti costituisce una fonte storica di particolare interesse nell’ambito dello studio territoriale in discipline quali demografia, società, costumi, toponimia, cultura, economia.
Nell’Archivio storico diocesano di Pesaro si conservano gli atti delle Visite pastorali della diocesi a partire dalla più antica, del vescovo Giulio Simonetta, del 1574.
Il viaggio del vescovo per il territorio può essere inteso quale momento conoscitivo, rivolto principalmente alla popolazione e alle strutture sul territorio diocesano.
Visite dei cardinali legati e dei governatori
Benché diverse per gli scopi che si proponevano, molto simili nelle modalità di realizzazione sono le visite dei cardinali legati o dei governatori della legazione, dirette ad una conoscenza del territorio dal punto di vista "amministrativo" ed economico.
In entrambi i casi si viaggiava su strada e con mezzi su ruote trainati da animali.
La serie delle Visite di legati e governatori in Archivio di Stato parte dal 1627 (visita della provincia di Massa) per giungere alla fine del secolo XVIII, con la visita del cardinale Giuseppe Maria Doria Pamphilj (1788).
Acque e strade
La rete viaria dello Stato pontificio nel secolo XVIII appariva ancora profondamente arretrata, diversificata fra grandi direttrici, che ripercorrono le reti viarie di età romana, e strade minori, in semplice terra battuta.
Nel secolo XVIII, sono attestati numerosi interventi dell’amministrazione pontificia diretti alla manutenzione e al recupero di strade, ponti, argini, perlopiù a seguito di eventi calamitosi.
Giuseppe Guarini, architetto idrostatico della legazione di Romagna è uno di quei tecnici di fama riconosciuta e pertanto “itineranti”, chiamati da fuori provincia per eseguire perizie dei lavori più complessi. Nel 1762 era stato chiamato a Senigallia, per porre mano alla deviazione del corso del fiume Misa, dopo l’alluvione del 15 ottobre 1762, che era intervenuta durante i lavori di ampliamento della città a cura dell’architetto Sante Vichi da Fano, per questo rimosso e sostituito appunto dal Guarini, che presentò un diverso progetto di deviazione del Misa, il 18 novembre 1762.
Da Senigallia, il 12 febbraio 1763, risponde allo stesso mons. Antonio Branciforti Colonna relativamente alla riparazione del ponte sul fiume Foglia nei pressi di Montecchio.
Successivamente fu nuovamente chiamato a Senigallia a seguito della alluvione del 23 luglio 1765 e nel 1766 per costruire il nuovo ponte levatoio tra il corso e la strada grande nel rione porto.
Da Senigallia, il 2 febbraio 1766 risponde al presidente della legazione per mostrare i vantaggi del suo progetto di riattamento della strada del Furlo rispetto a quello dell’altrettanto celebre architetto Filippo Marchionni
Nella prima metà dell’800 spicca la figura Pompeo Mancini (1780-1856) ingegnere pontificio in capo della Delegazione di Urbino e Pesaro, accademico dell’Accademia Agraria in Pesaro,
autore di numerosi progetti di strade e ponti nello Stato pontificio e altrove.
I dettagli delle relazioni tecniche dei progetti sono presentati nelle adunanze accademiche e pubblicati nei fascicoli delle “Esercitazioni”.
“Né però voglio contraddire agli stranieri un grande vantaggio sopra la nostra condizione quanto ai commerci e alle industrie. L’Inghilterra, gli Stati uniti d’America e la Francia ci mostrano da pochi anni lo spettacolo di uno straordinario accrescimento di capitali per la moltiplicazione delle produzioni e dei modi di produrre, che onora lo spirito capace ed operoso di que’ popoli civilissimi. Non è duopo, o signori, d’alcuna dimostrazione a voi per provare che si fatti prodigi sono dovuti alla facilità che hanno quei popoli di commerciare tra loro le idee e le cose. … Considerando la sola facilità di commerciare le cose vediamo nella nostra Italia, ed in ognuno de’ suoi principati rese commode le comunicazioni tra uno Stato e l’altro, e delle provincie fra loro; in molti casi de’ municipii. …Lo Stato nostro … gode le aperte strade nazionali e provinciali per modo, che a chi guardasse ritroso 30 anni parebbe uno stupore … altre se ne aprono ora nuove e abbiamo di che rallegrarci”.
Sulle comunicazioni per acqua e per terra della provincia metaurense e del distretto di Rimini. Memoria di Maurizio Brighenti, censore dell’Accademia letta nell’adunanza del 30 gennaio 1829. Esercitazioni, anno I, 1829
“Non è però sufficiente che venga proclamata anche una illimitata libertà commerciale, quando non si tolgano quegli ostacoli fisici che ne impediscono l’esercizio, onde trarne profitto. L’industria, al dire di Verri, si anima avvicinando l’uomo all’uomo mediante buone strade, canali navigabili, col mezzo in somma della facilità de’ trasporti. Noi vedemmo già in sul principio di questo ragionamento con quanta dottrina siasi occupato di questo argomento uno de’ nostri valenti soci, dal quale si è reso dimostrato, come la prospera condizione delle strade accresca l’agricoltura ed il commercio. …. Utile adunque si fu il pensamento del nostro socio e censore cavaliere Pompeo Mancini di promuovere un’opera di tanto pregio, come si fece a mostrarvelo con la memoria presentatevi Sopra un ponte girante costrutto nel distretto di Senigallia.”
Continuazione e fine del Rapporto all’Accademia intorno agli studi fatti dall’epoca della sua fondazione – del segretario Francesco Baldassini
Esercitazioni, 1838 - Anno VI Semestre II
…Ricondotta finalmente a pacifico stato la travagliata Italia era riserbata la grand’opera al glorioso Pontificato di Leone XII. e degl’immortali suoi successori Pio VIII. e Gregorio XVI. Felicemente regnante, i quali accogliendo di buon grado, anzi favoreggiando la proposta del Sovrano di Toscana Leopoldo II. di animo e di mente conforme agl’illustri suoi Avi fu per concordato stipulato fra le Corti conchiusa l’apertura della nuova strada determinandone tassativamente la linea da seguirsi e disposti opportunamente i mezzi dell’esecuzione. … Notevole vantaggio di questa strada è quello di non incontrare che una sola pendenza ed una sola contropendenza da San Giustino ad Urbania per salire e discendere dalla sommità dell’Appenino alla valle del Tevere e del Metauro a diverse variate pendenze, ….e dunque difesa da parapetti ed ordinate grosse barricate all’incontro de’ naturali scoscendimenti e burroni da’ monti; quindi il forestiero si trova divagato dalla vista delle suddette due vallate del Tevere, e del Metauro quasi per tutto coltivate tranne le vicinanze della sommità ove sorgono avanzi di antiche selve di faggi, di cerri e di abeti, sicuro da ogni pericolo per opportuni parapetti ed altre difese di legname e di pietra, per comodi ponti di forme variate, per facilità e comodità di salita e di discesa, rinfrescato da limpide acque in apposite fonti allacciate e raccolte, trovando per le città, terre e ville dalla strada attraversate ogni maniera di conforto ai bisogni della vita. …
Nuova strada dell’Appennino per Urbania alla Toscana che compie il progetto di comunicazione dei due mari Mediterraneo ed Adriatico. Rapporto dell’Ingegnere cavaliere Pompeo Mancini socio e censore. Esercitazioni, anno VIII, semestre I 1840
pagina iniziale